Pandemia da Covid19 – Anno Terzo
Appello ai parlamentari
Firenze, 13 febbraio 2022

PER CHIEDERE AI PRODUTTORI DI VACCINI ANTICOVID19
L’IMMEDIATO ACCESSO AI DATI GREZZI RACCOLTI NELLE SPERIMENTAZIONI.
Quale nostro delegato a rappresentarci al Parlamento, alla luce:

  1. delle relazioni e istanze che abbiamo inviato dal gennaio 2020 per chiedere l’allestimento di un sistema di informazioni oggettive sulla pandemia, ripetuto in calce alla presente;
  2. delle mancate risposte alle richieste di informazioni necessarie per adempiere all’obbligo vaccinale in sicurezza e a tutela della salute dell’obbligato, previste nel Decreto-Legge 7 gennaio 2022, n. 1, che. tra le varie disposizioni, introduce l’obbligo vaccinale per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2 per i cittadini italiani che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età;
  3. del PFIZER REPORTS FOURTH-QUARTER AND FULL-YEAR 2021 RESULTS, https://s28.q4cdn.com/781576035/files/doc_financials/2021/q4/Q4-2021-PFE-Earnings-Release.pdf;
  4. di quanto contenuto nell’articolo https://www.lindipendente.online/2022/02/12/la-pfizer-teme-la-diffusione-dei-dati-sul-vaccino-ora-lo-ha-scritto-chiaramente/ ;
  5. della dichiarazione di Bourla che non esclude la necessità di una quarta dose e l’ipotesi di richiami per diversi anni, in quanto «il virus non andrà via e presumiamo che resti per un decennio. […]» mentre nessuna notizia su protocolli in atto riguardo a un vaccino che immunizzi;
  6. della spesa di miliardi di dollari per acquistare e somministrare i vaccini;
  7. del fatto che nel suddetto rapporto Pfizer, a pagina 39, si leggerebbe “Vi è il rischio che un maggiore utilizzo del vaccino o di Paxlovid porti ad ulteriori informazioni sull’efficacia, la sicurezza o altri sviluppi, incluso il pericolo di ulteriori reazioni avverse, alcune delle quali possono essere gravi;
  8. che il British Medical Journal, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, ha evidenziato in un editoriale dai toni molto duri la necessità che i ricercatori abbiano immediatamente l’accesso ai dati grezzi raccolti nelle sperimentazioni dei vaccini anti-Covid;

ti chiediamo di intervenire in prima persona affinché il Governo provveda

affinché i ricercatori indipendenti abbiano immediatamente l’accesso

ai dati grezzi raccolti nelle sperimentazioni dei vaccini anti-Covid.

L’ARTICOLO SOPRA RICHIAMATO

https://www.lindipendente.online/2022/02/12/la-pfizer-teme-la-diffusione-dei-dati-sul-vaccino-ora-lo-ha-scritto-chiaramente/

12 FEBBRAIO 2022 – 15:30 di Giorgia Audiello

La Pfizer teme la diffusione dei dati sul vaccino, ora lo ha scritto chiaramente

La Pfizer teme la diffusione dei dati sull’efficacia e sugli effetti collaterali relativi al vaccino anti-Covid da lei prodotto nonché le conseguenze sugli affari della fine della pandemia. È tutto scritto nero su bianco nell’ultimo rapporto rilasciato dallo stesso colosso farmaceutico, relativo agli utili nel quarto trimestre 2021. Nel capitolo intitolato “Rischi relativi al nostro Business, al settore e alle operazioni e allo sviluppo dell’attività” si leggono parole gravi, che lasciano tanto più colpiti in quanto scritte pubblicamente senza, evidentemente, che vi sia alcun timore che queste generino legittime rimostranze da parte dei Governi, come sarebbe lecito aspettarsi. “Vi è il rischio che un maggiore utilizzo del vaccino o di Paxlovid porti ad ulteriori informazioni sull’efficacia, la sicurezza o altri sviluppi, incluso il pericolo di ulteriori reazioni avverse, alcune delle quali possono essere gravi” si legge a pagina 39 del rapporto. Mentre a poche righe di distanza si accenna ai rischi economici derivanti dalla “possibilità che il Covid19 diminuisca in severità o diffusione o che scompaia interamente”.

Fin dalla prima pagina del documento sono presentati i dati attinenti ai ricavi dell’azienda rapportati a quelli conseguiti nel 2020: la Pfizer ha registrato un fatturato complessivo di 81,3 miliardi di dollari, con una crescita del 92% rispetto all’anno precedente e ciò, quasi esclusivamente, grazie alla vendita dei vaccini anti-Covid.

Ad offuscare questo eccezionale scenario economico, vi sono appunto le preoccupazioni relative ai dati clinici e preclinici, all’efficacia e agli effetti avversi dei sieri anti-Covid19, analizzate meticolosamente nel report in questione. Questi rischi riguardano innanzitutto la diffusione di ulteriori dati clinici e preclinici, soprattutto dopo che un giudice federale del Texas ha imposto alla FDA di pubblicare 55000 pagine al mese della documentazione dei test clinici del vaccino Pfizer-BionTech.

Si legge, dunque, che i problemi per l’attività della multinazionale potrebbero derivare, tra gli altri, dal “rischio associato ai dati preclinici e clinici (compresi i dati della fase 1/2/3 o della fase 4 per Comirnaty), inclusa la possibilità di ulteriori informazioni riguardanti la qualità dei dati preclinici, clinici e di sicurezza che possono emergere in seguito a audit e ispezioni”.

Nonostante questi timori riguardanti i dati della sperimentazione e l’evoluzione della situazione pandemica, il presidente e amministratore delegato, Albert Bourla, ha messo in luce gli enormi successi della compagnia conseguiti negli ultimi due anni i quali, a suo dire, «hanno fondamentalmente cambiato la Pfizer e la sua cultura per sempre».

Lo stesso Bourla, guardando al futuro prossimo, ha dichiarato: «Ovunque nella compagnia vedo colleghi ispirati da ciò che abbiamo raggiunto e determinati a fare parte della prossima svolta che può cambiare il mondo per i pazienti in difficoltà. Siccome entriamo nel nuovo anno, non vedo l’ora di vedere tutto quello che realizzeremo insieme».

Infine, Bourla ha recentemente asserito che non esclude la necessità di una quarta dose e l’ipotesi di richiami per diversi anni, in quanto «il virus non andrà via e presumiamo che resti per un decennio. […] Per questo si è fatta strada l’ipotesi di una quarta dose almeno prima di procedere con la regolare vaccinazione annuale».

Le case produttrici di farmaci sono, prima di ogni altra cosa, aziende che in quanto tali puntano a generare profitto. Non deve quindi sorprendere né scandalizzare che il documento Pfizer parli della pandemia come di un affare, né che speri nella quarta dose o nei richiami annuali. Quello che però colpisce, è l’assenza di reazioni pubbliche da parte degli enti europei e internazionali deputati alla salute pubblica (innanzitutto Ema e Oms) all’evidente timore rispetto a quanto si potrebbe scoprire nel prossimo futuro sulla qualità dei dati preclinici e clinici prodotti, sull’efficacia stessa del vaccino e sulle reazioni avverse.

Siamo di fronte a una azienda che, in buona sostanza, palesa la possibilità che venga fuori che il farmaco da lei prodotto, e che già è stato somministrato a centinaia di milioni di persone, sia stato testato con procedure imperfette, sia meno efficacie di quanto comunicato e sia al tempo stesso più pericoloso. Non a caso poche settimane fa il British Medical Journal, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, ha evidenziato in un editoriale dai toni molto duri la necessità che i ricercatori abbiano immediatamente l’accesso ai dati grezzi raccolti nelle sperimentazioni dei vaccini anti-Covid. Per ora nessuno li ha ascoltati.

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Altresì indispensabile è un tuo intervento nei confronti del Governo e vista la rilevanza generale, connotata da urgenza, attivando interrogazioni a risposta immediata, interpellanze, informative urgenti, alle quali devono rispondere in aula all’Assemblea, spiegando perché NON abbiamo a disposizione quanto segue:

1 il Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia. Non è accettabile che dopo oltre 2 anni dalla presa d’atto che chi era preposto a preparare detto Piano non lo abbia fatto e non sia nelle patrie galere. Altresì è inaccettabile che dopo oltre due anni, con tantissimi tecnici a disposizione, il Governo non sia stato terminato detto Piano e messo in campo visto che siamo sempre aggrediti, feriti, invalidati e uccisi nonché derubati delle risorse economiche private e pubbliche.

2 l’unire tutte le informazioni sanitarie in un’Archivio Informatizzato Sanitario Centralizzato indispensabile per conoscere in tempo reale l’andamento della pandemia, la valenza dei farmaci e/o di vaccini e/o delle cure. Un archivio dove ogni addetto alla sanità pubblica e privata è obbligato per legge a inserire in tempo reale i dati dei contagiati, dei vaccinati, dei sottoposti a tampone e/o test sierologico e/o altri accertamenti diagnostici, il tipo di virus, i tipi di cura erogati, i risultati delle cure, i decessi, i dimessi e le verifiche successive sugli stessi, gli effetti collaterali dei vaccini e delle cure, eccetera (un archivio informatizzato di facile allestimento perché tutti gli italiani sono registrati in modo informatizzato al SSN e tutte le prestazioni sanitarie sono informatizzate da tutte le strutture pubbliche e private). A sostegno della necessità di avere detto archivio ricordiamo quanto inserito in https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/12/covid-da-pregliasco-ad-andreoni-a-bisceglia-il-bollettino-serve-toglierlo-sarebbe-come-rompere-il-termometro-quando-si-ha-la-febbre/6453411/ …. dice a Ilfattoquotidiano.it Giovanni Sebastiani, matematico dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo Mauro Picone del Consiglio nazionale per le ricerche (Cnr) – Sono invece d’accordo con chi ha fatto la proposta, che sarebbe molto utile fornire dati più informativi, riguardanti ad esempio non solo la positività, ma anche la presenza o meno di sintomi, la loro gravità, il motivo per cui è fatto il test (es. routine, controllo). Prendo lo spunto da questo per esortare le istituzioni a mettere a disposizione della comunità scientifica dati in forma più disaggregata. A questo riguardo è utile sottolineare che lo stesso appello è stato fatto da uno degli attuali più prestigiosi rappresentanti italiani delle scienze “dure”, andando purtroppo disatteso”. Allo scopo di perseguire l’obiettivo che ha motivato la proposta, cioè non generare confusione tra le persone, aggiunge Sebastiani, “esorto i rappresentanti della classe medica a non continuare più a fare previsioni non basate su modelli quantitativi e calcoli matematici, e che puntualmente di rivelano sbagliate”. Come ad esempio, ricorda, “quella che l’epidemia si sarebbe estinta dopo l’estate del 2020 o che a Natale avremmo avuto 30.000 casi al giorno. È accettabile che una previsione si riveli sbagliata, purché sia ottenuta a partire dai dati e utilizzando un metodo quantitativo”.

In sintesi, per migliorare considerevolmente la nostra qualità della vita non è utopia ma realtà, basta chiedere al Governo di attivare l’interoperabilità, lo scambio dati tra fonti informative diverse.

Si tratta di una operazione fattibile, salvo a chi ha interessi personali da difendere.

È ormai chiaro a tutti che quando un Governo, non avendo a disposizione in tempo reale e aggiornati i dati che riguardano tutti gli aspetti socioeconomici della nazione, prende decisioni che poi si riveleranno catastrofiche sia per i singoli cittadini nell’immediato sia per i figli e/o nipoti che arriveranno.

I male informati e/o chi ha interessi personali da difendere, inizia a raccontare che … non è vero … tutto funziona … le banche dati ci sono …. non è possibile inviare i flussi informativi a una sola banca dati centralizzata … ci priverebbero della privacy … tutte balle e vi spiego il perché, procedendo con il rappresentare la parte tecnica.

Siamo nel 2022 e la parola che deve spiccare nel vocabolario quotidiano quando si parla trattamento dei dati di qualsiasi genere è la parola ‘interoperabilità’ che si pronuncia anche con difficoltà ma che, anche se non addetti ai lavori del ramo informatico, dobbiamo impararla e farla imparare.

Prendiamo per semplicità la sua definizione da Wikipedia da leggere lentamente e proseguire nella lettura:

L’interoperabilità è, in ambito informatico, la capacità di un sistema o di un prodotto informatico di cooperare e di scambiare informazioni o servizi con altri sistemi o prodotti in maniera più o meno completa e priva di errori, con affidabilità e con ottimizzazione delle risorse.

Obiettivo dell’interoperabilità è dunque facilitare l’interazione fra sistemi differenti, nonché lo scambio e il riutilizzo delle informazioni anche fra sistemi informativi non omogenei (sia per software che per hardware). Il termine interoperabilità è utilizzato in ambito tecnologico per indicare un elevato grado di sinergia di sistemi diversi con il fine di offrire servizi o funzionalità nuove. È direttamente legato alla ormai consolidata tendenza di far convergere su alcune tecnologie evolute una vasta gamma di servizi.

Quando in tale ambito ci si riferisce a software o linguaggi di programmazione che risultano interoperabili su diverse piattaforme informatiche si usa più comunemente il termine portabilità.

Ora, evidenzio una frase importante nel testo che ripeto in grassetto ‘…. con il fine di offrire servizi o funzionalità nuove….’ perché è questo il periodo storico per offrire alla cittadinanza e al mondo intero ‘funzionalità nuove’.

Non rimanere al …. non si può fare … abbiamo sempre fatto così …. eccetera perché la tua e la nostra qualità della vita può migliorare a costo zero.

Proseguo precisando che il termine interoperabilità non è una novità.

Qualsiasi azienda possiede determinati sistemi informatici e informativi, anche differenti tra loro, che devono dialogare tra loro. Infatti, in queste aziende il software della gestione del personale parla tranquillamente con il software delle paghe oppure con il software della mensa aziendale.

Un esempio ancora più semplice, per aziende private o pubbliche, le banche ricevono tranquillamente i flussi paga dalle aziende e vengono bonificati ai dipendenti proprio attraverso i flussi informativi che le banche ricevono da queste aziende.

Quando abbiamo due o più sistemi che contengono dati che riferiscono agli stessi soggetti o almeno in parte, deve nascere assieme a loro la possibilità di potersi scambiare i dati, ecco che qui nasce l’interoperabilità.

Un esempio italiano di fattibilità dell’interoperabilità è, per citarne uno, l’osservatorio Cronicità (https://osservatoriocronicita.it/) e https://osservatoriocronicita.it/index.php/notizie/57-pubblicato-il-libro-bianco-sull-interoperabilita-nella-sanita è link per leggere sull’istituzione di un libro bianco (cioè il white book, libro delle specifiche e delle regole condivise) sull’interoperabilità.

Ciò premesso, ecco la parte più tecnica.

Necessario avvertimento, quello che segue sembrerà più o meno quello che nel capolavoro cinematografico “Amici miei” veniva chiamata “supercazzola”, ma garantisco che è pura realtà e il linguaggio giornaliero che viene utilizzato negli ambienti in cui trattano la raccolta dei dati.

Parliamo di webservice, altra parola da memorizzare, che è una delle modalità di interoperabilità più usata quando le informazioni risiedono su diverse piattaforme.

La farò semplice, un webservice è un servizio web che viene messo a disposizione, su Internet o una Intranet, ad altri sistemi informatici (e informativi), protetto da identificazione tramite certificati digitali e algoritmi di criptazione dei dati per non essere ‘sniffati’ da malintenzionati durante la loro trasmissione. Per citare qualche parolone, un webservice può ad esempio essere sviluppato con tecnologia SOAP oppure REST.

Sono queste due tipologie di webservice diverse ma entrambe hanno uno scopo: far dialogare a distanza database diversi fatti anche con diverse tecnologie.

Un servizio SOAP prevede la chiamata di un metodo che restituisce il risultato della nostra richiesta e un servizio REST invece tratta ogni dato richiesto come appartenente a una risorsa ben definita e pronta per essere consegnata a chi la richiede (un esempio: restituzione di dati anagrafici dato in ingresso il codice fiscale).

I risultati possono essere restituiti in vari formati come XML oppure attraverso oggetti JSON e trattati o inseriti successivamente nei database unici da dove è stata fatta la richiesta. Quindi una volta ricevuti i dati da fonti diverse, possono essere inseriti a loro volta in database oracle, mysql, informix e mantenuti al sicuro dietro reti informatiche protette da firewall aziendali.

Quindi, allo stato attuale non ci sono limiti nel creare database unici che ad esempio in maniera temporizzata, durante la giornata oppure durante la notte, raccolgano i più disparati dati provenienti da fonti di dati anche remote, consentendo ad esempio così l’uso di questi dati a fini statistico-economici, se si tratta di dati fiscali, oppure epidemiologici se si tratta di dati sanitari.

Ecco dimostrato che oggi volere è potere e i tecnici ai quali mi sono rivolto sono disponibili a partecipare gratuitamente a tavoli tecnici con i membri del Governo e con i parlamentari per dimostrare che è possibile e a costo zero creare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri qualsiasi Banca Dati Centralizzata.

È doveroso che il Governo intervenga tempestivamente per obbligare le Pubbliche Amministrazioni e le società private pubbliche e private che erogano beni e servizi ad aggiornarsi per consentire ai cittadini di poter operare rapidamente nei loro siti per acquisire tutte le informazioni, effettuare segnalazioni, modifiche, eccetera, evitando costi, perdite di tempo con relativi stress.

3 una RAI, la televisione di Stato che finanziamo con l’imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive, che non elimina le continue interviste a dei personaggi che hanno esternano riguardo alla pandemia i loro pensieri in modo suggestivo e/o per far spettacolo e che poi il tempo ha dimostrato non corrispondere alla realtà. Durante una pandemia dobbiamo evitare le previsioni, cioè le previsioni non basate su dati oggettivi quali sarebbero quelli contenuti in un’Archivio Informatizzato Sanitario Centralizzato indispensabile per conoscere in tempo reale l’andamento della pandemia, la valenza dei farmaci e/o di vaccini e/o delle cure, perché creano solo confusione nei cittadini; il fatto che le previsioni, nel migliore dei casi potrebbero arrivare al 73% ne è la conferma (articolo 25 luglio 2021, Il pagellone sui virologi di Lorenzo Borgahttps://www.ilfoglio.it/scienza/2021/07/25/news/il-pagellone-sui-virologi-2713342/).

A leggerti, Pier Luigi Ciolli

Firenze, 13 febbraio 2022

APPELLO AI CITTADINI

Anche uno può fare la differenza, quindi:

  • sollecita via mail i parlamentari (in www.insiemeinazione.com trovi le loro mail e/o le loro PEC);
  • rilancia i documenti a quanti hai in rubrica mail e nei social.

inFORMA sempre con il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà,

facendo propri i seguenti motti

per aspera ad astra (attraverso le asperità sino alle stelle)

vitam impendere vero (dedicare la vita alla verità)

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