Pandemia da Covid19 – Anno Terzo
Appello ai parlamentari

Firenze, 12 febbraio 2022

PER

Attivare il Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia
Attivare l’Archivio Informatizzato Sanitario Centralizzato
Eliminare dalle trasmissioni RAI le previsioni che confondono

Quale nostro delegato a rappresentarci al Parlamento, ancora una volta, ti ricordiamo che siamo da oltre due anni aggrediti dalla pandemia, pertanto, a tutela del nostro benessere economico e fisico, ti chiediamo di intervenire in prima persona affinché il Governo provveda tempestivamente a disporre quanto segue:

1 l’allestimento del Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia;

2 l’unire tutte le informazioni sanitarie in un’Archivio Informatizzato Sanitario Centralizzato indispensabile per conoscere in tempo reale l’andamento della pandemia, la valenza dei farmaci e/o di vaccini e/o delle cure. Un archivio dove ogni addetto alla sanità pubblica e privata è obbligato per legge a inserire in tempo reale i dati dei contagiati, dei vaccinati, dei sottoposti a tampone e/o test sierologico e/o altri accertamenti diagnostici, il tipo di virus, i tipi di cura erogati, i risultati delle cure, i decessi, i dimessi e le verifiche successive sugli stessi, gli effetti collaterali dei vaccini e delle cure, eccetera (un archivio informatizzato di facile allestimento perché tutti gli italiani sono registrati in modo informatizzato al SSN e tutte le prestazioni sanitarie sono informatizzate da tutte le strutture pubbliche e private). A sostegno della necessità di avere detto archivio ricordiamo quanto inserito in https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/12/covid-da-pregliasco-ad-andreoni-a-bisceglia-il-bollettino-serve-toglierlo-sarebbe-come-rompere-il-termometro-quando-si-ha-la-febbre/6453411/ …. dice a Ilfattoquotidiano.it Giovanni Sebastiani, matematico dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo Mauro Picone del Consiglio nazionale per le ricerche (Cnr) – Sono invece d’accordo con chi ha fatto la proposta, che sarebbe molto utile fornire dati più informativi, riguardanti ad esempio non solo la positività, ma anche la presenza o meno di sintomi, la loro gravità, il motivo per cui è fatto il test (es. routine, controllo). Prendo lo spunto da questo per esortare le istituzioni a mettere a disposizione della comunità scientifica dati in forma più disaggregata. A questo riguardo è utile sottolineare che lo stesso appello è stato fatto da uno degli attuali più prestigiosi rappresentanti italiani delle scienze “dure”, andando purtroppo disatteso”. Allo scopo di perseguire l’obiettivo che ha motivato la proposta, cioè non generare confusione tra le persone, aggiunge Sebastiani, “esorto i rappresentanti della classe medica a non continuare più a fare previsioni non basate su modelli quantitativi e calcoli matematici, e che puntualmente di rivelano sbagliate”. Come ad esempio, ricorda, “quella che l’epidemia si sarebbe estinta dopo l’estate del 2020 o che a Natale avremmo avuto 30.000 casi al giorno. È accettabile che una previsione si riveli sbagliata, purché sia ottenuta a partire dai dati e utilizzando un metodo quantitativo”.

In sintesi, per migliorare considerevolmente la nostra qualità della vita non è utopia ma realtà, basta chiedere al Governo di attivare l’interoperabilità, lo scambio dati tra fonti informative diverse.

Si tratta di una operazione fattibile, salvo a chi ha interessi personali da difendere.

È ormai chiaro a tutti che quando un Governo, non avendo a disposizione in tempo reale e aggiornati i dati che riguardano tutti gli aspetti socioeconomici della nazione, prende decisioni che poi si riveleranno catastrofiche sia per i singoli cittadini nell’immediato sia per i figli e/o nipoti che arriveranno.

I male informati e/o chi ha interessi personali da difendere, inizia a raccontare che … non è vero … tutto funziona … le banche dati ci sono …. non è possibile inviare i flussi informativi a una sola banca dati centralizzata … ci priverebbero della privacy … tutte balle e vi spiego il perché, procedendo con il rappresentare la parte tecnica.

Siamo nel 2022 e la parola che deve spiccare nel vocabolario quotidiano quando si parla trattamento dei dati di qualsiasi genere è la parola ‘interoperabilità’ che si pronuncia anche con difficoltà ma che, anche se non addetti ai lavori del ramo informatico, dobbiamo impararla e farla imparare.

Prendiamo per semplicità la sua definizione da Wikipedia da leggere lentamente e proseguire nella lettura:

L’interoperabilità è, in ambito informatico, la capacità di un sistema o di un prodotto informatico di cooperare e di scambiare informazioni o servizi con altri sistemi o prodotti in maniera più o meno completa e priva di errori, con affidabilità e con ottimizzazione delle risorse.

Obiettivo dell’interoperabilità è dunque facilitare l’interazione fra sistemi differenti, nonché lo scambio e il riutilizzo delle informazioni anche fra sistemi informativi non omogenei (sia per software che per hardware). Il termine interoperabilità è utilizzato in ambito tecnologico per indicare un elevato grado di sinergia di sistemi diversi con il fine di offrire servizi o funzionalità nuove. È direttamente legato alla ormai consolidata tendenza di far convergere su alcune tecnologie evolute una vasta gamma di servizi.

Quando in tale ambito ci si riferisce a software o linguaggi di programmazione che risultano interoperabili su diverse piattaforme informatiche si usa più comunemente il termine portabilità.

Ora, evidenzio una frase importante nel testo che ripeto in grassetto ‘…. con il fine di offrire servizi o funzionalità nuove….’ perché è questo il periodo storico per offrire alla cittadinanza e al mondo intero ‘funzionalità nuove’.

Non rimanere al …. non si può fare … abbiamo sempre fatto così …. eccetera perché la tua e la nostra qualità della vita può migliorare a costo zero.

Proseguo precisando che il termine interoperabilità non è una novità.

Qualsiasi azienda possiede determinati sistemi informatici e informativi, anche differenti tra loro, che devono dialogare tra loro. Infatti, in queste aziende il software della gestione del personale parla tranquillamente con il software delle paghe oppure con il software della mensa aziendale.

Un esempio ancora più semplice, per aziende private o pubbliche, le banche ricevono tranquillamente i flussi paga dalle aziende e vengono bonificati ai dipendenti proprio attraverso i flussi informativi che le banche ricevono da queste aziende.

Quando abbiamo due o più sistemi che contengono dati che riferiscono agli stessi soggetti o almeno in parte, deve nascere assieme a loro la possibilità di potersi scambiare i dati, ecco che qui nasce l’interoperabilità.

Un esempio italiano di fattibilità dell’interoperabilità è, per citarne uno, l’osservatorio Cronicità (https://osservatoriocronicita.it/) e https://osservatoriocronicita.it/index.php/notizie/57-pubblicato-il-libro-bianco-sull-interoperabilita-nella-sanita è link per leggere sull’istituzione di un libro bianco (cioè il white book, libro delle specifiche e delle regole condivise) sull’interoperabilità.

Ciò premesso, ecco la parte più tecnica.

Necessario avvertimento, quello che segue sembrerà più o meno quello che nel capolavoro cinematografico “Amici miei” veniva chiamata “supercazzola”, ma garantisco che è pura realtà e il linguaggio giornaliero che viene utilizzato negli ambienti in cui trattano la raccolta dei dati.

Parliamo di webservice, altra parola da memorizzare, che è una delle modalità di interoperabilità più usata quando le informazioni risiedono su diverse piattaforme.

La farò semplice, un webservice è un servizio web che viene messo a disposizione, su Internet o una Intranet, ad altri sistemi informatici (e informativi), protetto da identificazione tramite certificati digitali e algoritmi di criptazione dei dati per non essere ‘sniffati’ da malintenzionati durante la loro trasmissione. Per citare qualche parolone, un webservice può ad esempio essere sviluppato con tecnologia SOAP oppure REST.

Sono queste due tipologie di webservice diverse ma entrambe hanno uno scopo: far dialogare a distanza database diversi fatti anche con diverse tecnologie.

Un servizio SOAP prevede la chiamata di un metodo che restituisce il risultato della nostra richiesta e un servizio REST invece tratta ogni dato richiesto come appartenente a una risorsa ben definita e pronta per essere consegnata a chi la richiede (un esempio: restituzione di dati anagrafici dato in ingresso il codice fiscale).

I risultati possono essere restituiti in vari formati come XML oppure attraverso oggetti JSON e trattati o inseriti successivamente nei database unici da dove è stata fatta la richiesta. Quindi una volta ricevuti i dati da fonti diverse, possono essere inseriti a loro volta in database oracle, mysql, informix e mantenuti al sicuro dietro reti informatiche protette da firewall aziendali.

Quindi, allo stato attuale non ci sono limiti nel creare database unici che ad esempio in maniera temporizzata, durante la giornata oppure durante la notte, raccolgano i più disparati dati provenienti da fonti di dati anche remote, consentendo ad esempio così l’uso di questi dati a fini statistico-economici, se si tratta di dati fiscali, oppure epidemiologici se si tratta di dati sanitari.

Ecco dimostrato che oggi volere è potere e i tecnici ai quali mi sono rivolto sono disponibili a partecipare gratuitamente a tavoli tecnici con i membri del Governo e con i parlamentari per dimostrare che è possibile e a costo zero creare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri qualsiasi Banca Dati Centralizzata.

È doveroso che il Governo intervenga tempestivamente per obbligare le Pubbliche Amministrazioni e le società private pubbliche e private che erogano beni e servizi ad aggiornarsi per consentire ai cittadini di poter operare rapidamente nei loro siti per acquisire tutte le informazioni, effettuare segnalazioni, modifiche, eccetera, evitando costi, perdite di tempo con relativi stress.

3 In ultimo, ma non per importanza, specialmente durante la pandemia, intervieni per far cessare la confusione che impera nella comunicazione, ribaltandosi in modo micidiale sui cittadini.

CHIEDI CHE

la RAI, televisione di Stato che finanziamo con l’imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive, elimini le continue interviste a dei personaggi che hanno esternano riguardo alla pandemia i loro pensieri in modo suggestivo e/o per far spettacolo e che poi il tempo ha dimostrato non corrispondere alla realtà. Durante una pandemia dobbiamo evitare le previsioni, cioè le previsioni non basate su dati oggettivi quali sarebbero quelli contenuti in un’Archivio Informatizzato Sanitario Centralizzato indispensabile per conoscere in tempo reale l’andamento della pandemia, la valenza dei farmaci e/o di vaccini e/o delle cure, perché creano solo confusione nei cittadini; il fatto che le previsioni, nel migliore dei casi potrebbero arrivare al 73% ne è la conferma (articolo 25 luglio 2021, Il pagellone sui virologi di Lorenzo Borgahttps://www.ilfoglio.it/scienza/2021/07/25/news/il-pagellone-sui-virologi-2713342/).

A leggervi, Pier Luigi Ciolli Firenze, 12 febbraio 2022

APPELLO AI CITTADINI

Anche uno può fare la differenza, quindi:

  • sollecita via mail i parlamentari (in www.insiemeinazione.com trovi le loro mail e/o le loro PEC);
  • rilancia i documenti a quanti hai in rubrica mail e nei social.

inFORMA sempre con il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà,

facendo propri i seguenti motti

per aspera ad astra (attraverso le asperità sino alle stelle)

vitam impendere vero (dedicare la vita alla verità)

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